IT-Wallet: L’Italia costruisce la sua identità digitale del futuro
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Redazione IDCERT
Il 4 dicembre 2024 l’Italia ha compiuto un passo significativo nella costruzione dell’infrastruttura digitale europea. Con il lancio di IT-Wallet, il paese si è posizionato come primo stato membro dell’Unione Europea ad attivare un portafoglio digitale nazionale, anticipando di quasi due anni l’obbligo previsto dal regolamento eIDAS 2.0. Non è solo una questione di primato temporale: è un banco di prova concreto per testare architetture, standard e modelli di governance che dovranno funzionare su scala continentale.
Due progetti, una visione convergente
IT-Wallet e EUDI Wallet sono iniziative distinte ma complementari. Il primo è un progetto nazionale, gestito da PagoPA in collaborazione con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, integrato nell’app IO che già milioni di italiani utilizzano per accedere ai servizi pubblici. Il secondo è il framework europeo definito dal regolamento eIDAS 2.0, approvato dal Parlamento Europeo nel febbraio 2024, che stabilisce standard comuni per l’identità digitale in tutta l’Unione.
L’obiettivo dichiarato è che IT-Wallet diventi, entro il 2026, uno degli EUDI Wallet riconosciuti a livello europeo, garantendo piena interoperabilità transfrontaliera. Questo significa che un cittadino italiano potrà utilizzare i propri documenti digitali per accedere a servizi pubblici in Francia, aprire un conto bancario in Germania, o dimostrare le proprie qualifiche professionali in Spagna, senza bisogno di traduzioni o riconoscimenti burocratici.
I numeri di un’adozione rapida
I dati raccolti nei primi mesi di operatività dimostrano un’adozione più rapida del previsto. A febbraio 2025, oltre 7 milioni di documenti digitali erano stati attivati da più di 4 milioni di cittadini. La familiarità degli italiani con SPID e CIE ha facilitato la transizione: secondo l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, circa due italiani su tre utilizzano già l’identità digitale con frequenza mensile, principalmente per accedere a servizi della pubblica amministrazione.
L’interesse per il portafoglio digitale si estende oltre gli obblighi amministrativi. Il 47% degli utenti si dichiara disponibile a utilizzarlo per servizi sanitari, il 41% per home banking, il 40% per utility, il 38% per il voto elettronico. Il 56% degli italiani si dichiara favorevole al futuro EUDI Wallet europeo, una quota superiore a quella di Spagna (49%), Germania (39%) e Francia (37%).
Dagli attributi rigidi agli attributi componibili
IT-Wallet rappresenta un cambio di paradigma rispetto a SPID. Non si tratta più solo di autenticare l’identità di un cittadino per dargli accesso a un servizio, ma di gestire attributi digitali specifici e componibili: patente di guida, tessera sanitaria, Carta Europea della Disabilità, diplomi, certificazioni professionali, abbonamenti ai trasporti.
Questo modello basato su attributi permette di applicare concretamente il principio di minimizzazione dei dati. Un cittadino che deve dimostrare di essere maggiorenne per acquistare un prodotto non deve fornire l’intera carta d’identità con tutti i dati personali, ma può condividere solo l’attributo “maggiore di 18 anni”, senza rivelare nome, cognome, indirizzo o data di nascita precisa.
È una differenza tecnica che ha implicazioni profonde in termini di privacy e controllo dell’utente sui propri dati. L’architettura prevede che molti attributi possano essere memorizzati localmente sul dispositivo, riducendo la necessità di interrogare continuamente database centralizzati.
L’esperienza dell’ecosistema SPID
IDCERT e la prospettiva degli aggregatori
IDCERT opera da tre anni come soggetto aggregatore privato di servizi SPID attraverso IDGATEWAY, un’esperienza che offre una prospettiva privilegiata sulla transizione in corso. Il ruolo di aggregatore consiste nel facilitare l’accesso al sistema di identità digitale per aziende ed enti che necessitano di integrare l’autenticazione nei propri servizi, senza dover gestire direttamente l’accreditamento presso AgID.
Questa esperienza sul campo ha permesso di osservare da vicino i punti di forza del modello federato SPID – la distribuzione del rischio, la competizione tra provider – ma anche le sue complessità operative: nove identity provider diversi, procedure di riconoscimento non uniformi, user experience frammentata. IT-Wallet promette di semplificare questo scenario, ma la domanda concreta che gli aggregatori si pongono è: come evolverà il loro ruolo in un ecosistema centralizzato? Quali servizi potranno continuare a offrire in un contesto dove l’identità è gestita direttamente dallo Stato?
Il contesto europeo: 22 progetti, 11 operativi.
L’Italia non è sola in questo percorso. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, sono 22 i progetti di digital identity wallet avviati nell’Unione Europea, di cui 11 già operativi. Francia e Germania hanno avviato piloti per l’accesso ai servizi pubblici e alla sanità digitale. Spagna e Paesi Bassi stanno testando l’identificazione in ambito universitario e finanziario. Bulgaria, Croazia, Malta e Romania sono ancora in fase di pianificazione.
Ma nessuno di questi wallet è ancora certificato come conforme a eIDAS 2.0. Il regolamento definisce standard tecnici ambiziosi: interoperabilità totale, sicurezza elevata, privacy by design, controllo dell’utente sui propri dati. La Commissione Europea ha pubblicato nel maggio 2025 una serie di atti di esecuzione che definiscono le specifiche tecniche dettagliate. Gli stati membri hanno tempo fino a dicembre 2026 per rendere disponibile almeno un wallet conforme.
Quattro grandi consorzi europei – EUDI Wallet Consortium, NOBID (di cui fa parte l’Italia), POTENTIAL e DC4EU – stanno conducendo Large Scale Pilots su undici casi d’uso: accesso ai servizi governativi, apertura di conti bancari, registrazione SIM, patente digitale, firma di contratti, prescrizioni mediche, viaggi, identità digitali organizzative, pagamenti, certificazioni educative, accesso alla sicurezza sociale.
Cybersecurity: una sfida da affrontare con serietà
Un sistema centralizzato di identità digitale richiede inevitabilmente un livello di protezione molto elevato. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha il compito di definire gli standard di sicurezza per IT-Wallet, e questo è il momento giusto per costruire difese solide fin dalla progettazione.
L’Italia sta investendo in cybersecurity in modo crescente. Le 123 borse di studio per gli ITS Academy nel campo della sicurezza informatica sono un segnale concreto di come il paese stia lavorando per costruire le competenze necessarie. IT-Wallet può diventare un catalizzatore per accelerare questo processo, spingendo verso l’adozione di standard più elevati in tutta la pubblica amministrazione.
La sfida è seria, ma affrontabile con le giuste risorse e l’attenzione che merita.
Sovranità digitale: un’opportunità strategica
IT-Wallet si inserisce nella più ampia strategia europea di costruzione di infrastrutture digitali autonome. È un’opportunità per l’Italia di posizionarsi come hub tecnologico nel Mediterraneo, un punto di riferimento per altri paesi che affrontano sfide simili.
La vera sovranità digitale si costruisce attraverso competenze interne, capacità di audit indipendenti, trasparenza delle scelte tecnologiche. L’Italia ha le università, i centri di ricerca, le competenze per fare di IT-Wallet un progetto che sia veramente sotto controllo nazionale, non solo geograficamente localizzato.
Questo richiede scelte coraggiose in termini di open source, di coinvolgimento della comunità scientifica, di apertura alla verifica esterna. Ma sono scelte che l’Italia può fare, e che la renderanno più forte nel lungo periodo.
Un percorso di costruzione condivisa
L’Italia ha scelto un approccio che privilegia l’integrazione e l’accessibilità. È una scelta legittima, che riflette priorità specifiche del contesto nazionale. Mentre altri paesi europei sperimentano modelli diversi, l’Italia può contribuire all’ecosistema europeo con la propria esperienza.
L’importante è mantenere il dialogo aperto, essere pronti ad aggiustare il tiro quando necessario, imparare dalle esperienze altrui. Il digitale è un campo dove l’apprendimento continuo non è opzionale.
Guardare avanti con realismo costruttivo
IT-Wallet rappresenta un’opportunità significativa per l’Italia. Ha il potenziale per semplificare realmente la vita dei cittadini, per rendere più efficiente la pubblica amministrazione, per costruire competenze e infrastrutture che serviranno per decenni.
La riuscita del progetto dipenderà dalla qualità dell’implementazione, dalla capacità di mantenere standard elevati nel tempo, dall’investimento parallelo in formazione e competenze. Sono tutte cose fattibili, che richiedono impegno serio ma che sono alla portata del paese.
L’identità digitale è un’infrastruttura fondamentale per il futuro. Vale la pena di costruirla bene, con l’ambizione di fare qualcosa che funzioni davvero e che possa essere un riferimento anche per altri. L’Italia ha le carte per riuscirci.





