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Digital Accessibility: la sfida per l’inclusione digitale
Una giovane donna illustra le funzioni di uno smartphone a un uomo anziano.

Digital Accessibility: la sfida per l’inclusione digitale

Parliamo di accessibilità digitale. Cosa sta facendo l'Italia per abbattere il divario?
Digital Accessibility: la sfida per l’inclusione digitale
Una giovane donna illustra le funzioni di uno smartphone a un uomo anziano.

La Digital Accessibility è l’insieme di strumenti e strategie volte a rendere facile l’uso di internet e dei supporti informatici a persone con disabilità o a fasce di popolazione con scarsa o nessuna esperienza con questi mezzi. Oggi più che mai l’accesso alle tecnologie informatiche e a Internet è un diritto sempre più importante nella vita dei cittadini europei. 

Per questo motivo l’Unione Europea si è impegnata con una serie di iniziative, direttive e leggi finalizzate a estendere l’accessibilità di questi strumenti anche alle fasce della popolazione che incontrano maggiori difficoltà a usare dispositivi elettronici e siti web.

Gli obiettivi della Digital Accessibility

L’accessibilità digitale si ottiene sviluppando dispositivi elettronici e siti internet che siano in grado di essere utilizzati anche da persone con vari tipi di disabilità o da persone cosiddette analfabete digitali, ossia utenti con pochissima esperienza con pc, smartphone e simili. 

Affinché un sito web sia accessibile a questi cittadini si richiede in genere che offra supporti di lettura e fruizione di contenuti multimediali (come, per esempio, la possibilità di ridimensionare il font, di riprodurre a voce alta i testi o di descrivere le immagini a schermo). Queste e altre implementazioni sono tutte raccolte nelle Linee Guida per L’Accessibilità ai Contenuti Internet (Web Content Accessibility Guidelines, o WCAG, giunto alla versione 2.2).

Qual è la situazione attuale dell’Accessibilità Digitale?

Sin dagli albori delle tecnologie informatiche le imprese globali del settore hanno investito adeguate risorse per rendere i propri dispositivi accessibili a chiunque. Oggigiorno la quasi totalità dei pc e degli smartphone, delle smart tv e di tanti altri prodotti informatici, sono dotati di software e funzionalità avanzate per essere utilizzati dalle persone con disabilità o da quelle senza esperienza informatica. Supporti come la visualizzazione a contrasto elevato, la lettura a schermo, il ridimensionamento dell’interfaccia utente e tanti altri sono già una realtà consolidata su molti dei suddetti dispositivi.

Un discorso diverso va invece fatto per i siti internet. Ad oggi c’è ancora molto da fare per rendere il web uno spazio digitale veramente includente. Se facciamo riferimento alle linee guida WCAG, perché un sito possa essere considerato veramente accessibile deve consentire a tutti di recepirne e capirne le informazioni riportate, di navigare e interagirci quali che siano le limitazioni fisiche o psichiche. Queste comprendono le disabilità uditive, visive, cognitive, neurologiche o del linguaggio, temporanee o permanenti.

Risulta quindi facile comprendere come sia una sfida per gli sviluppatori web implementare codici, plug-in ed estensioni capaci di sopperire a tutte queste necessità in maniera semplice ed efficace.

Questo invece è lo scenario in Italia

Partiamo dalle cose di cui essere orgogliosi: l’Italia è uno dei paesi dell’area UE che per primi hanno implementato delle linee guida obbligatorie per i siti istituzionali (assieme ad Austria, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna).

Sono recentissime le Linee Guida sull’Accessibilità dei Sistemi Informatici, in vigore da gennaio 2020 e aggiornata a novembre 2021, che fanno riferimento alla Direttiva UE 2016/2102 riguardante l’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici. Questi ultimi sono obbligati a pubblicare e aggiornare regolarmente la Dichiarazione di Accessibilità “in cui si attesta lo stato di conformità di ciascun sito e applicazione mobile ai requisiti di accessibilità” (fonte Agenzia per l’Italia Digitale).

L’impegno dell’Unione Europea per l’Inclusione Digitale

L’iniziativa più recente dell’Unione Europea è lo European Accessibility Act pubblicato ad aprile del 2019. Esso eredita tutte le iniziative precedenti che si rifanno alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (United Nations Convention on the Rights of Persons with Disabilities, abbreviato UN CRPD, risalente al 2006; Art. 9 Comma 2 lettere g, h). 

L’obiettivo prefissato è indicare agli enti pubblici e alle imprese degli strumenti comuni per implementare strategie di accessibilità al fine di abbassare i costi di sviluppo, favorendo scambi commerciali più semplici e nuove opportunità di mercato. Al contempo, sempre più cittadini potranno accedere a un numero maggiore di prodotti e servizi a prezzi competitivi; saranno ridotte ulteriori barriere di accesso ai trasporti, all’educazione e al mercato del lavoro; si creeranno nuovi posti di lavoro laddove l’esperienza in campo di strategie per l’accessibilità è richiesta.

L’Accessibility Act mira a colmare le lacune normative che di fatto impedivano un completo sviluppo delle strategie di Digital Accessibility specialmente nel settore privato ma anche tra le istituzioni pubbliche. Un articolo scientifico pubblicato nel 2018 su Societies, a cura delle ricercatrici Silvia Favalli e Delia Ferri, indagò proprio sull’efficacia delle iniziative precedenti ad esso. Ne emerse come la natura di continua evoluzione delle tecnologie digitali fosse di fatto una delle cause preponderanti nella nascita del cosiddetto “digital divide”, sottolineando come le leggi non potessero da sole assicurare l’accessibilità web ma potessero invogliare istituzioni e imprese a adeguarsi agli standard. In questo senso sembra che lo European Accessibility Act abbia affrontato efficacemente questi ostacoli e sia un ottimo passo avanti verso un web più inclusivo.

Leggi il testo completo dell’European Accessibility Act

Nuove opportunità per il settore privato

Il nostro Paese è tuttora invitato a recepire il precedentemente citato Accessibility Act entro la fine del 2022, obbligando di fatto le imprese private a adeguare i propri sistemi informatici alle più recenti linee guida sull’argomento entro il 2025. Resta tuttavia valido il suggerimento di anticipare queste normative aggiornando siti web e applicazioni per ampliare le proprie opportunità di mercato battendo la concorrenza. Molte grandi imprese stanno già adottando questa strategia dimostrando come questo percorso sia tutt’altro che inagibile.

Come accennato in precedenza, l’adozione di strumenti votati all’accessibilità digitale richiede una discreta esperienza specializzata, aprendo la strada a nuove professioni e opportunità di lavoro. Ne trarrà vantaggio chi sarà in grado di sfruttare queste conoscenze e metterle al servizio delle imprese che arriveranno in ritardo. 

Conclusione

L’Accessibilità Digitale è un argomento che le imprese private e i professionisti del settore delle tecnologie informatiche e della comunicazione dovrebbero prendere sul serio. Molte aziende si faranno cogliere impreparate allo stesso modo di come successe per il GDPR, quando ci fu una corsa sfrenata all’adeguamento delle normative sulla privacy a ridosso della fine del periodo di transizione nonostante l’argomento fosse di dominio pubblico da qualche anno. Il nostro suggerimento è che chiunque sia coinvolto nello sviluppo e nella creazione di siti e app approfondisca questo tema e anticipi le scadenze per avere un vantaggio competitivo.

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