La via italiana al quantum computing: quando la sovranità europea diventa un’opportunità atlantica
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Redazione IDCERT
Una scelta che a prima vista potrebbe sembrare puramente tecnica. Ma che in realtà racconta una storia più complessa, fatta di equilibri geopolitici, strategia industriale e un pizzico di pragmatismo italiano.
Il 10 luglio 2025, il Comitato interministeriale per la transizione digitale ha adottato la Strategia italiana per le tecnologie quantistiche, un piano che coinvolge ministeri, agenzie per la cybersicurezza e il mondo della ricerca. La ministra Anna Maria Bernini ha dichiarato che l’Italia è pronta “a far meglio di chiunque”, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato come le tecnologie quantistiche offrano opportunità in termini di crescita economica e competitività globale.
Il timing non è casuale. La strategia italiana arriva in un momento in cui l’Europa sta cercando di rimediare a un errore che si è già commesso troppe volte: quello di inventare la tecnologia e poi lasciarla dominare da altri.
Il problema europeo
Secondo il rapporto Draghi, le società europee attirano solo il 5% dei finanziamenti privati globali nella tecnologia quantistica, rispetto al 50% delle aziende statunitensi e al 40% delle aziende in Cina. È un dato che brucia, soprattutto considerando che l’Europa ha dato i natali alla fisica quantistica con Planck, Heisenberg, Schrödinger.
Gli Stati membri europei sono determinati a non perdere l’occasione di assumere una leadership tecnologica nel settore quantistico, evitando di ripetere gli errori del passato in altre arene tecnologiche, come accaduto con il Cloud Computing e l’Intelligenza Artificiale, oggi dominati dalle grandi aziende statunitensi.
Per questo Bruxelles ha lanciato una strategia ambiziosa: promuovere un ecosistema quantistico resiliente e sovrano, mantenendo la leadership scientifica dell’Europa e puntando a rendere il continente leader mondiale nel settore entro il 2030. L’Unione Europea ha investito 65 milioni di euro nel progetto Supreme per sviluppare una produzione industriale indipendente di chip quantistici, riducendo la dipendenza da fornitori esterni.
L’Italia nel mezzo
Ed è qui che l’Italia entra in gioco con una posizione peculiare. Il governo italiano ha stanziato 227 milioni di euro in tre anni, cifra che impallidisce di fronte ai 3 miliardi della Germania e agli 1,8 miliardi della Francia. Eppure il paese ha carte da giocare.
Nel 2024 è stato istituito il primo fondo di investimento italiano sulle tecnologie quantistiche, mentre laboratori d’eccellenza italiani stanno favorendo la nascita di iniziative imprenditoriali, tra cui il primo computer quantistico costruito in Italia dall’Università Federico II di Napoli con 24 qubit, e la prima piattaforma fotonica italiana realizzata da un team coordinato dall’Università La Sapienza di Roma.
Ma soprattutto, l’Italia ha una posizione geografica e politica che la rende interessante per chi guarda all’Europa da fuori.
Il paradosso della sovranità
Mentre l’Europa costruisce la sua fortezza tecnologica, si sta creando un paradosso. I fondi europei puntano sulla sovranità e sull’indipendenza tecnologica, privilegiando le filiere europee. Questo significa che le grandi aziende americane del quantum – IBM, IonQ, Rigetti – devono trovare altre strade per entrare nel mercato europeo.
E quale strada migliore di investimenti diretti nei singoli paesi? Al convegno “Se non ora Quantum” del novembre 2024, Alessandro La Volpe di IBM Italia ha sollecitato la creazione di un ecosistema che coinvolga imprese, università e settore pubblico, sottolineando come serve una strategia coordinata.
IBM ha annunciato nel corso del G7 di Hiroshima un investimento da 100 milioni di dollari nell’arco di 10 anni per sviluppi quantistici, mentre ha appena inaugurato il primo Quantum System Two in Europa nei Paesi Baschi. L’Italia, con la sua strategia nazionale appena approvata e un ecosistema di ricerca solido, potrebbe essere il prossimo obiettivo.
Il fattore cybersicurezza
C’è poi un tema che rende il quantum computing particolarmente sensibile: la sicurezza nazionale. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha affermato che la strategia italiana rappresenta uno strumento essenziale per rafforzare la resilienza del sistema Paese e tutelare le infrastrutture critiche.
Il quantum computing renderà obsoleti gli attuali sistemi di crittografia. È fondamentale avviare attività per prevenire attacchi del tipo “harvest now, decrypt later”, dove i dati vengono raccolti oggi per essere decifrati domani con computer quantistici.
Questo aspetto rende il settore strategico non solo per l’economia, ma per la sicurezza. E qui si apre un altro capitolo: le alleanze atlantiche. La NATO ha approvato una strategia sul quantum e costituito una Transatlantic Quantum Community. L’Italia, membro chiave dell’alleanza, potrebbe diventare il ponte tra le ambizioni di sovranità europea e la necessità di collaborazione atlantica.
La fuga dei cervelli e il ritorno degli investimenti
L’Italia è “bravissima a formare il capitale umano” ma “fa fatica” a trattenerlo davanti alle offerte all’estero, ha osservato Enrico Prati dell’Università Statale di Milano. È un problema che affligge tutto il settore tecnologico italiano.
Ma se gli investimenti arrivano, i cervelli potrebbero restare. O tornare. I fondi raccolti da startup italiane attive sulle Quantum Technologies hanno raggiunto 12 milioni di euro nel 2023-2024, un ventesimo rispetto ai 255 milioni raccolti in Francia nello stesso periodo. C’è spazio per crescere.
Secondo il Quantum Readiness Report 2025, gli investimenti nel settore aumenteranno del 14% in Italia e del 20% a livello globale nel corso dell’anno. La domanda è: da dove arriveranno questi capitali?
Dove vanno i soldi
L’equazione è relativamente semplice. Dal 2019 a oggi, le aziende quantum-native hanno raccolto 5,9 miliardi di dollari, di cui il 56% concentrato in America contro il 29% europeo. Ma l’Europa sta chiudendo le porte ai fondi per le aziende non europee, puntando sulla propria filiera.
Le aziende americane hanno due opzioni: restare fuori dal mercato europeo o trovare modi per entrare attraverso partnership, joint venture, investimenti diretti. L’Italia, con la sua posizione mediana – non abbastanza forte da fare da sola, non abbastanza debole da non essere attraente – potrebbe diventare il campo di gioco ideale.
La strategia italiana si inserisce nel più ampio impegno con la European Declaration on Quantum Technologies e la futura proposta del Quantum Act previsto per la fine del 2025. Ma mentre Bruxelles definisce le regole europee, Roma può muoversi con maggiore agilità nei rapporti bilaterali.
Il fattore STM e le partnership strategiche
Non è solo questione di soldi. STMicroelectronics ha stretto una partnership con la start-up francese Quobly per la produzione di unità quantistiche, con l’obiettivo di lanciare la prima generazione di prodotti nel 2027. Sono segnali di un’industria che si sta strutturando.
L’Italia può offrire alle aziende americane ciò che serve: un piede in Europa, accesso alla ricerca universitaria di qualità, un sistema industriale con cui integrarsi, e una posizione politica che permette di navigare tra le esigenze di sovranità europea e quelle di cooperazione atlantica.
Non è una strategia scritta nero su bianco. È il risultato di equilibri complessi, dove la politica industriale si intreccia con la geopolitica, dove le necessità pratiche delle aziende incontrano le ambizioni strategiche dei governi.
La strategia italiana per le tecnologie quantistiche è stata elaborata da un gruppo di esperti che ha lavorato da luglio 2024, istituito dal Ministero dell’Università e della Ricerca in collaborazione con vari ministeri e l’Agenzia nazionale per la Cybersicurezza. È un approccio interministeriale che segnala quanto il tema sia considerato prioritario.
La domanda ora è se l’Italia saprà trasformare questa posizione in un vantaggio concreto.