Due milioni di italiani oltre il divario digitale: il PNRR anticipa l’Europa di sette mesi
-
Redazione IDCERT
Quando un obiettivo europeo viene raggiunto con sette mesi d’anticipo, la tentazione è celebrare il risultato e chiudere il capitolo. Con oltre 2 milioni di cittadini formati attraverso i Punti Digitale Facile, l’Italia ha completato la misura M1C1 – 1.7.2 del PNRR dedicata alla facilitazione digitale, superando le aspettative di Bruxelles. Ma i dati, se osservati da vicino, raccontano una storia che va oltre il mero adempimento burocratico.
La geografia diseguale del successo
La geografia di questo successo è eloquente. Nove regioni hanno superato il target – Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Molise, Puglia, Toscana, Umbria, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta – mentre altre arrancano. Non è una questione di risorse: l’investimento complessivo di 135 milioni di euro è stato distribuito in modo capillare. È piuttosto la cartina di tornasole di come l’innovazione si diffonda in modo diseguale, anche quando sostenuta da strumenti nazionali.
Oltre lo stereotipo del nativo digitale
Il profilo di chi ha frequentato questi corsi merita attenzione. La fascia adulta tra 30 e 54 anni rappresenta il 42% dei formati, seguita dalla fascia 55-74 anni con il 33%. Sono numeri che sfidano lo stereotipo del “nativo digitale”: evidentemente, possedere uno smartphone non equivale a dominare l’ecosistema digitale. E il dato forse più significativo è quello sui laureati: rappresentano il 14% del totale dei cittadini formati, a dimostrazione che la competenza digitale non è una naturale estensione del livello di istruzione.
Oltre 4800 facilitatori – dipendenti pubblici e operatori del terzo settore – sono stati reclutati e formati per trasferire queste competenze. Un esercito silenzioso che ha operato su oltre 3.500 punti sul territorio nazionale. Il modello ricorda quello delle campagne di alfabetizzazione del dopoguerra, ma con una differenza sostanziale: allora si trattava di insegnare a leggere e scrivere, oggi si tratta di insegnare a esistere digitalmente.
La mappa dei bisogni reali
I servizi richiesti disegnano una mappa dei bisogni reali del paese. Oltre il 25% delle attività di facilitazione ha riguardato l’utilizzo dei servizi sanitari, con particolare attenzione al Fascicolo Sanitario Elettronico (11%). Seguono i servizi per l’occupazione, l’App IO, i pagamenti elettronici. Non sono capricci tecnologici: sono l’infrastruttura invisibile attraverso cui si accede a diritti fondamentali. Chi resta fuori da questa rete non perde solo comodità, perde accesso.
Sicurezza come competenza di cittadinanza
La questione della sicurezza emerge in modo naturale da questo scenario. Il Dipartimento per la trasformazione digitale ha attivato collaborazioni con il consorzio IDMO e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale per formare i facilitatori su temi come il contrasto alla disinformazione e la cybersecurity. È un riconoscimento implicito: formare cittadini digitali significa anche renderli consapevoli dei rischi. In un’epoca in cui gli attacchi informatici colpiscono tanto le infrastrutture critiche quanto i singoli utenti, la cybersecurity non è più un dominio per specialisti ma una competenza di cittadinanza.
La sfida del 2030 e oltre il PNRR
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: entro il 2030, l’80% dei cittadini italiani dovrebbe possedere competenze digitali almeno di base, in linea con il Digital Decade europeo. Da qui ai sei anni che mancano, il ritmo dovrà essere sostenuto. Il PNRR terminerà, ma la sfida no. Il Dipartimento per la trasformazione digitale ha già stanziato risorse nazionali aggiuntive per assicurare la continuità del servizio oltre il raggiungimento degli obiettivi regionali.
Un modello da consolidare
Questo progetto rappresenta un esperimento interessante di innovazione sociale. Ha richiesto la costruzione di un’infrastruttura fisica e umana dedicata, investimenti significativi, coordinamento tra diversi livelli istituzionali. Il risultato – due milioni di cittadini formati con sette mesi d’anticipo – testimonia l’efficacia del modello.
La sfida ora è trasformare questo successo in sistema: rendere strutturali i Punti Digitale Facile, integrare la facilitazione digitale nelle politiche pubbliche ordinarie, utilizzare le lezioni apprese per progettare servizi sempre più accessibili. Il traguardo è centrato. L’infrastruttura è costruita. Adesso si tratta di farla evolvere.
Per approfondimenti:
- Certificazioni IDCERT: idcert.io
- Seguici su LinkedIn: IDCERT
- Instagram: @idcert_official
- Facebook: IDCERT





