Carta del Docente 2025: estensione ai precari e nuove regole per la tecnologia
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Redazione IDCERT
Con l’approvazione definitiva del Decreto Scuola lo scorso 28 ottobre, il bonus da 500 euro si estende a circa 190.000 nuovi beneficiari, includendo per la prima volta i docenti precari con contratto fino al 30 giugno e il personale educativo. Una misura attesa da tempo, che riconosce il lavoro di chi copre l’intero anno scolastico senza le stesse tutele economiche dei colleghi di ruolo.
Ma le novità non si limitano all’ampliamento della platea. A partire dall’anno scolastico 2025/26, l’acquisto di hardware e software sarà consentito esclusivamente al momento della prima erogazione del bonus e, successivamente, con cadenza quadriennale. Una regola che introduce un vincolo temporale per evitare l’utilizzo sistematico annuale del bonus per dispositivi tecnologici.
Chi ne beneficia e quando
L’estensione ai precari comporta inevitabilmente un allungamento dei tempi: la Carta potrà essere assegnata solo dopo aver individuato tutti i supplenti fino al termine delle attività didattiche, operazione che si completa solitamente a gennaio di ogni anno. La sottosegretaria Paola Frassinetti ha confermato che l’attivazione slitterà rispetto ai tradizionali tempi di settembre-ottobre, ma ha escluso qualsiasi sospensione della misura.
L’accesso sarà automatico per chi ha diritto: nessuna domanda da presentare, nessuna procedura aggiuntiva. Il sistema riconoscerà i beneficiari sulla base delle posizioni contrattuali registrate.
Le nuove regole per gli acquisti tecnologici
Il vincolo quadriennale per hardware e software rappresenta la modifica più discussa. Chi ha già ricevuto la Carta negli anni precedenti potrà utilizzarla per acquistare dispositivi digitali nell’anno scolastico 2025/26 e, successivamente, mantenendo la cadenza quadriennale. In pratica, un docente che acquista un computer nel 2026 dovrà attendere fino al 2030 per un nuovo dispositivo con il bonus.
La ratio è chiara: contenere le spese ripetute su accessori e dispositivi, orientando il bonus verso finalità più strettamente formative. Ma c’è chi solleva perplessità, soprattutto tra i docenti che utilizzano intensivamente strumenti digitali nella didattica quotidiana e potrebbero trovarsi in difficoltà con vincoli così stringenti.
Trasporti e altre novità
Una novità attesa riguarda la possibilità di utilizzare la Carta anche per spese di trasporto, come titoli di viaggio o abbonamenti legati ad attività formative. Un’apertura significativa che riconosce come la mobilità sia parte integrante della crescita professionale: convegni, corsi di aggiornamento, eventi culturali spesso richiedono spostamenti che ora potranno essere coperti dal bonus.
Restano invece confermate le spese tradizionali: libri, riviste, corsi di formazione, software didattico, strumenti musicali e tutto quanto rientra nell’ambito dell’aggiornamento professionale.
L’incognita dell’importo
L’importo annuale del bonus non sarà più fisso: il valore sarà stabilito di anno in anno da un decreto ministeriale, in base alle risorse disponibili e al numero dei beneficiari. Con l’ampliamento della platea, è probabile che l’importo finale vari rispetto ai tradizionali 500 euro. Nel decreto è specificato che l’importo della carta docente viene determinato sulla base delle risorse disponibili, in relazione al numero effettivo degli aventi diritto.
Un decreto interministeriale, da emanare entro il 30 gennaio di ogni anno, definirà i criteri e le modalità di assegnazione. L’introduzione di questa variabilità rappresenta un elemento di incertezza che prima non esisteva.
Controlli più stringenti
Le modifiche normative arrivano anche in risposta alle inchieste della Guardia di Finanza condotte tra il 2021 e il 2023, che hanno messo in luce utilizzi impropri del bonus: a Catanzaro, per esempio, una sessantina di docenti avrebbe sfruttato la Carta, con la complicità di alcuni venditori, per acquistare smartphone ed elettrodomestici. Il Governo starebbe valutando un incremento dei fondi non tanto per aumentare l’importo individuale, quanto per rafforzare le funzioni di controllo e gestione della misura.
Una riforma tra equità e vincoli
Il nuovo impianto normativo cerca di bilanciare due esigenze: da un lato rendere la misura più equa, includendo chi finora era escluso nonostante un impegno professionale equivalente; dall’altro assicurare un utilizzo più controllato e coerente con le finalità formative originarie.
Per i 190.000 precari che ne beneficeranno per la prima volta, rappresenta una conquista tangibile. Per tutti gli altri, però, le nuove regole impongono una pianificazione più attenta degli acquisti, soprattutto sul fronte tecnologico. La sfida sarà verificare se il sistema riuscirà a sostenere concretamente la formazione continua dei docenti o se i vincoli finiranno per limitarne l’efficacia pratica.





